05 novembre 2009

BOLLYWOOD - VIAGGIO ALLA SCOPERTA DEL CINEMA INDIANO


Pierre e Virginie intraprendono un viaggio alla scoperta di Indollywood, ovvero del cinema indiano. Credendo, erroneamente, che la produzione cinematografica indiana si concentri solo a Bollywood, si ritrovano a visitare non solo gli studios di Goregaon nei pressi di Bombay, ma anche la città artificiale progettata dal ricco imprenditore Ramoji a Hyderabad, in Andhra Pradesh. La loro avventura continua a Madras, in Tamil Nadu, altro centro fiorente di produzione cinematografica. Non riescono a recarsi a Calcutta, la città dei registi, ma soggiornano a Delhi, dove si organizzano le première.

Recensione: *****
Splendidamente illustrato, questo quaderno di viaggio si legge in un soffio: sono solo 110 pagine. Il titolo però può ingannare il lettore, perché in realtà non si parla molto di cinema. L'avventura alla scoperta di Bollywood non è che un pretesto per descrivere il contrasto tra il lusso rappresentato nei film e una quotidianità decisamente più misera. I testi di Polomé traducono con le giuste parole l'esperienza di quasi tutti i turisti vissuta tra preconcetti, shock e stupore, mentre i disegni di Broquet proiettano il lettore in una dimensione onirica. D'altronde nell'immaginario comune l'India non è proprio quella terra dove coesistono misticismo e dure condizioni di vita?
In questo libro, l'India viene descritta in maniera decisamente originale. Da non perdere, anzi da regalare!

L'unica pecca credo sia nella traduzione:
- ourdou non è un oggetto misterioso. L'urdu è una lingua e nemmeno tanto sconosciuta;
- l'aggettivo tamil esiste, non era necessario trasformarlo in tamilico/a.

Tra le citazioni:
- Meenaxi, grande produzione di Bollywood per il mercato internazionale;
- Kal Ho Naa Ho e Main Hoon Na, interpretati da Shah Rukh Khan, definito come una delle tre esse di Bombay: Sesso, Soldi e Shah Rukh Khan. L'onnipresente star compare anche nei ringraziamenti.

Autori:
- Virginie Broquet: diplomata a Strasburgo in Arti Decorative. Ha lavorato a diverse campagne pubblicitarie per famose multinazionali e ha illustrato numerosi quaderni di viaggio;
- Pierre Polomé: giornalista e conduttore radiofonico, attualmente lavora a Tolosa per la casa editrice Rouergue.
I due hanno già pubblicato assieme un altro resoconto di viaggio: Istanbul, attraverso la Porta Sublime.

Titolo originale: Bollywood dans les coulisses des Films Cities, Edition du Rouergue, 2005

Edizione italiana: FBE Edizioni, Trezzano sul Naviglio, 2006

Traduzione di Ornella Binotto

29 ottobre 2009

BOLLYWOOD FILM STUDIO


Nel nostro blog non poteva certo mancare un saggio che spiegasse come vengono prodotti i film a Bollywood.
I primi capitoli di Bollywood Film Studio ou comment les films se font à Bombay sono dedicati alla storia del cinema indiano, alla sua nascita, al ruolo che il governo coloniale britannico ha giocato nell'incentivare la produzione indigena per contrastare la fortuna delle pellicole hollywoodiane di quart'ordine importate in India. Già in quell'epoca il mercato del cinema indiano è in fermento: vengono fondate le prime grandi case di distribuzione, che addirittura precedono le major americane.
Nel giro di qualche lustro, la mafia si accorge che un buon modo per riciclare il denaro sporco è investirlo nella fiorente industria cinematografica. Verso la fine degli anni '90, a seguito di mancati incassi, si scatena un'ondata di estorsioni a danno dei produttori (a questi eventi è ispirato il film di Ram Gopal Varma Satya). In seguito il denaro mafioso si sposterà verso il cricket.
Grazie all'elevata concentrazione di produttori e di case di distribuzione, Mumbai (Bombay) diventa la capitale del cinema indiano e, per questo motivo, verrà soprannominata Bollywood. L'industria cinematografica bollywoodiana subisce moltissimo il fascino di quella americana ed europea in generale, e si concentra inizialmente sulla produzione di rielaborazioni di noti film occidentali di successo, per poi creare un nuovo genere filmico: il masala (che in hindi significa speziato). Come si deduce dal nome, in questo tipo di film sono concentrati molti generi: c'è un po' d'azione, ovviamente una love story, scene thriller o poliziesche e momenti musicali. Lo scopo è girare pellicole che possano piacere al maggior numero possibile di persone, per massimizzare gli incassi da spartire tra gli investitori. Grazie alla cospicua partecipazione economica delle case discografiche, la musica e le coreografie occupano un posto di rilievo nelle pellicole. Spesso le uscite dei film coincidono col lancio dell'album della colonna sonora. Questa formula ottiene il successo strepitoso che noi oggi conosciamo e resta tutt'ora la più diffusa.

La parte centrale di Bollywood Film Studio è più etnografica. L'autore, arruolato nella troupe di Sanjay Leela Bhansali, prima come addetto al ciak, poi come redattore del diario di regia, ripercorre la creazione del film Hum Dil De Chuke Sanam in tutte le sue tappe. L'apparente disorganizzazione che domina il set permette un continuo processo creativo, in cui tutti, dalla star al costumista al cameraman, hanno voce in capitolo. Il copione non viene seguito pedissequamente come accade in molte altre industrie cinematografiche (ad esempio quella americana), ma viene continuamente modificato. Un decoro può dar luogo ad una nuova scena; un costume può essere lo spunto per scatenare una coreografia.

Nei capitoli finali trova spazio un'analisi sul potere che il pubblico ha di imporre dei cambiamenti in un prodotto cinematografico già ultimato. Alcuni produttori, dopo l'uscita del film, optano per dei tagli o delle aggiunte. Inoltre, nelle sale cinematografiche più povere il film probabilmente non giungerà mai completo: spezzoni tratti da vari film saranno proiettati uno dopo l'altro a seconda del gusto dell'audience in sala. Ogni individuo, poi, adatterà il contenuto dei film che ha visto alla sua esperienza personale e, dunque, interiorizzerà le vicende dei protagonisti secondo la propria sensibilità.

Recensione: ****
Bollywood Film Studio non si può considerare un'opera etnografica classica, anzi, è un'opera davvero innovativa. Servendosi dell'approccio etnografico della ricerca sul campo, l'autore illustra in modo soddisfacente il processo di creazione di un film dall'inizio alla fine e oltre, fino alla proiezione nelle sale cinematografiche e alla interiorizzazione individuale.
Il libro, a testimonianza della presenza di Grimaud sul set, include anche un resoconto dettagliato delle riprese del film Hum Dil De Chuke Sanam, resoconto che rende la lettura divertente e leggera e costellata di gossip. Bollywood Film Studio è assolutamente un must per gli appassionati del cinema made in India.

Autore:
Emmanuel Grimaud è laureato in antropologia e ha lavorato come ricercatore presso il CNRS (Centre National de la Recherche Scientifique). Ha svolto la sua prima ricerca sul campo, di cui il libro è il frutto, lavorando nell'équipe dell'allora regista emergente Sanjay Leela Bhansali. Attualmente si occupa di studiare etnograficamente il processo che coinvolge gli oggetti archeologici a partire dal loro ritrovamento fino alla loro esposizione in un museo.

Edizione: CNRS Editions, Paris

Anno: 2003

Lingua: Francese